Un buongiorno da bordo di FLOW. Floriana, Martino, Donatello e Fabrizio della scuola Plana Sailing formeranno a partire da oggi l’equipaggio di FLOW insieme al comandante navi Luca Sabiu e il suo vice di bordo Roberto. Ieri sera dopo gli onori di casa da parte del comandante, una cena nei vicoli di Cagliari ci ha permesso di rompere il ghiaccio. Questa mattina, cercando di sfruttare un po’ di aria più mite, sessione di lavoro a terra per conoscere FLOW. Si parte con la descrizione da parte di Luca delle dotazioni di bordo presenti sottocoperta, quelle di sicurezza che sono predisposte nei punti ove servono, perché quando ne “avrete bisogno in mare in condizioni di emergenza dovete sapere cosa vi occorre e dove recuperarlo”. Quindi annotiamo la posizione di tutto, dai tappi rigorosamente presenti ciascuno nelle possibili e presumibili vie d’acqua in corrispondenza delle prese a mare, alla farmacia di bordo, una valigetta rossa che riporta sul dorso il numero di telefono del CIRM da contattare in caso di chiamata d’emergenza e le necessarie le informazioni da fornire che è organizzata minuziosamente con contenitori e scritte che indicano per categoria di malore i farmaci disponibili, fino al bidone survie dove Luca ripone Vhf portatile, piccole luci di emergenza, un Gps portatile, fuochi e razzi di segnalazione che l’incaricato deve portare a bordo della zattera di salvataggio. A ciascun membro dell’equipaggio di FLOW a bordo viene assegnata la sua cuccetta; la brandina identifica con la propria sacca stagna che contiene la propria gamella, tazza e cucchiaio, un nome per ciascuno dei 5 membri dell’equipaggio: Bolina, Traverso, Poppa, Lasco e Spi. Assegnare a ciascuno un nome non è coreografia, ma ha uno scopo ben preciso: per il piano di abbandono imbarcazione a ciascuno viene affidato il compito di prelevare e portare a bordo della zattera dotazioni e beni che sono essenziali per la permanenza a bordo del mezzo di emergenza che dovrà essere auspicabilmente “la più breve possibile, ma con le migliori condizioni possibili”.
Il caldo si fa sentire. Andiamo a pranzo e durante il pranzo Luca ci mostra e ci fa lavorare con previsioni meteo e routage per stabilire nella settimana la rotta migliore in direzione Marettimo. Già da subito, l’analisi delle condizioni del vento mostra un buon vento nei primi due giorni che fuori dal Golfo di Cagliari dovrebbe mettersi da nord. Tuttavia, preoccupa già un buco di vento, una enorme “bolla” di assenza di vento che si formerebbe tra un paio di giorni sul mar Tirreno, al centro tra la punta sud est della Sardegna e la Sicilia, cioè proprio dove navigheremo in rientro a Cagliari.
Dopo il pranzo a terra, passiamo quindi alle manovre e armo di FLOW. La complessità aumenta: armo vele con solent e randa, trinca, code 0 e vari spi sottocoperta per varie condizioni di vento.
Tutto chiaro? Non proprio, ma confidiamo, guidati da Luca e Roberto, di riuscire presto a famigliarizzare con FLOW.
Rapido check, e si salpa!
Subito FLOW mostra le sue doti, bolina con 9 nodi di velocità. Noi sopravento guardiamo ammirati la scia montante dietro la poppa di FLOW. Subito Luca fa un giro di timone per tutti e nel frattempo organizza i turni che partono alle 19.00 con rotazione a coppie di tre ore. Inizia a calare il sole e Luca prepara la cena, un pasto caldo, mostrando per i prossimi giorni le tecniche di cottura con pentola a pressione con scarsità di risorse, acqua e gas, dunque da risparmiare il più possibile. Si naviga al lasco, dopocena, con tramonto, ma il mare inizia a formarsi con una fastidiosa onda lunga. L’inizio della lunga tratta di 120 mn non è dei migliori. Alcuni di noi manifestano presto problemi di mal di mare. Cala il buio e ci si avvicenda con i turni di tre ore.
La prima notte di navigazione per condizioni di mare e vento non è del tutto facile, essendo per tutti noi anche la prima notte in navigazione d’altura.
Albeggia. La notte è trascorsa ma non nascondiamo le nostre difficoltà. Tra malori e turni di riposo e guardia non ancora rodati tra noi, la navigazione in mezzo al Mar Tirreno prosegue. Luca l’aveva annunciato ieri: le prime 36/48 ore per un equipaggio che affronta per la prima volta navigazione di altura, turni di notte con riposo e guardie, non è facile.
Almeno la buona notizia è che la fastidiosa onda di notte pian piano è sparita. La giornata di navigazione prevede ancora alcune ore per arrivare a Marettimo dove si prevede di fare base un giorno e poi rientrare.
A metà mattina Luca e Roberto ci chiamano a raccolta per un briefing importante.
Ci spiegano che le previsioni sul vento per il primo giorno di navigazione sono state abbastanza rispettate, ma che la bolla di assenza di vento sembra anticipare la sua comparsa sulla nostra rotta di rientro al termine, già presentandosi al termine della giornata di oggi. Questo potrebbe costringerci dal mercoledì una lunga e faticosa risalita verso Cagliari con buona parte – se non tutta – della rotta coperta a motore.
Capito il problema, decidiamo tutti all’unanimità di non raggiungere più Marettimo ma di procedere qualche miglio avanti e girare anticipando di un giorno il rientro verso la Sardegna. Luca propone di continuare la navigazione della settimana in zone più sicure al riparo di cali di vento che ci lascerebbero in braghe di tela in mezzo al Tirreno.
Giriamo FLOW e ripuntiamo sulla costa SE della Sardegna. Siamo in navigazione da circa 15 ore.
Arriva ora di cena. La situazione a bordo con malori, piuttosto che migliorare, è peggiorata. Affrontiamo il turno di notte con la turnazione modificata e cercando di dare riposo ogni tanto a chi è in grado di stare in coperta. È notte e c’è una bella stellata sopra le vele di flow che si confondono nel buio ma sono illuminate da strisce fluorescenti nella steccatura del solent che fanno grande compagnia. Ci alterniamo in tre al timone senza riuscire granché a riposare. Ma presto siamo ripagati; si vede la costa.
Puntiamo su Villasimius. Ancora 10 mn e ci siamo. Sono le 4 di mattina. Dopo circa mezzora, come da previsioni, il vento ci molla completamente. Luca in pozzetto aspetta paziente per capire se ce n’è ancora per l’atterraggio. Nulla; dopo dieci minuti passati a girare in tondo, accendiamo motore.
Albeggia mentre entriamo in porto; l’equipaggio di FLOW si sveglia. Oggi colazione a terra.
Caffè espresso, cappuccini, brioche, spremuta d’arancia. Piaceri della vita di terra.
Quest’oggi rimarremo in porto, abbiamo probabilmente necessità di rifiatare, soprattutto permettere all’equipaggio di riprendere il proprio equilibrio fisico. Parliamo tra noi nella giornata che scorre calda e lenta, cercando dopo pranzo un posto fresco dove riposare. Oggi sottocoperta fermi in porto fa troppo caldo.
Parliamo tra noi e con Luca e Roberto. Soprattutto delle difficoltà incontrate nella navigazione di due giorni non-stop precedenti. Comunque, una media di tutto rispetto con circa 240 mn coperte da Cagliari al punto di inversione rotta a circa 20 mn da Marettimo, fino a Villasimius. Nel frattempo, la situazione malori di bordo è migliorata notevolmente. Dopo l’aperitivo a terra decidiamo di cenare a bordo.
Ci iniziamo a conoscere meglio e a raccontarci un po’. Roberto mette su musica jazz molto apprezzata. Una bella serata.
Oggi niente flow, piuttosto siamo in modalità molto “slow”, ma percepiamo che ci fa bene anche ridurre i ritmi. Una buonanotte da bordo di FLOW.
Sveglia buona per l’equipaggio di FLOW. Ore 7.30 le sveglie suonano, il comandante da il buongiorno a tutti e scandisce i tempi per salpare. Colazione in porto Villasimius. A seguire, Luca e Roberto aprono una minisessione pratica di disormeggio. Tocca a Donatello mettere subito in pratica. Motore in marcia, prua sopravvento e sfila senza problemi con manovra da navigatore in solitaria. Non può essere diversamente una lezione di Luca: “pensatevi sempre in navigazione solitaria”. Metodo e procedura e si sta lontano dai problemi anche in condizioni difficili. Ci rimane un messaggio ben chiaro: “l’obiettivo è per tutti voi non portarsi il problema in casa!”. Questo lo pensiamo noi di Plana come un regalo prezioso da portarsi a casa. Luca predispone già FLOW per Code 0 e Solent, via la trinchetta dei primi giorni che pare proprio non essere necessaria per la navigazione di oggi. Con un po’ di motore ci allontaniamo dalla costa per raggiungere i flussi di vento che la pianificazione della mattina ci ha consigliato. Flow corre, anche se la pressione non è molta oggi. Mentre raggiungiamo una zona d’aria più a largo, chiediamo a Luca una sessione applicata di ormeggio e disormeggio in varie situazioni di vento. Agganciato il flusso d’aria a largo, impostiamo rotta vera 250° per dirigersi Capo Teulada. Navighiamo nella prima parte di rotta di bolina larga, media di 7 nodi Vp con 7,5-8 nodi di vento. Grande FLOW, è una barca che stiamo conoscendo e lei si fa conoscere. Iniziamo a prendere confidenza tra noi e lei: le nostre ore di navigazione trascorrono senza accorgerci e già sono le due di pomeriggio perciò decidiamo di mettere la cambusa in attività. Vento da un po’ di scarso; per passare il Capo, dobbiamo ammainare il Code 0 e passare al Solent.
Turnazione al timone, Donatello, Fabrizio, Floriana e Martino devono far camminare FLOW, senza concedere acqua alla bolina. Bella sfida, lavorando di timone sotto raffica per far risalire un po’ la prua. Riusciamo a risalire bene fino a Torre del Coltellazzo. Nonostante l’impegno, sotto costa il vento da le consegne: dobbiamo iniziare a bordeggiare per tenere rotta verso Porto Teulada. Dovendo bordeggiare, poggiamo quanto basta per recuperare velocità, 11 nodi di vento FLOW non vuole sprecarli, procediamo con 7,5-8 nodi di velocità. Ore 19.00, vediamo l’ingresso del porticciolo. Il comandante saluta in VHF al nostro arrivo, chiedendo indicazioni per un ormeggio, sottovento se disponibile. Ore 19.40, ormeggio completato. Tocca pagare la scommessa, Roby aveva puntato giusto. Docce e in barca a preparare la cena. Stasera piatto cucinato e caldo. Riassetto e riposo, ultime parti della giornata.
Nuovo giorno a bordo di FLOW ed ultimo di navigazione. Sveglia solita da barca in porto, ore 7.30. Colazione insieme e poi si inizia con alcune pillole di esperienza per disormeggiare in banchina in condizioni un po’ antipatiche, con vento quasi in prua che, anche se non sostenuto, può creare difficoltà con continui salti a dritta e a sinistra per trovare il giusto tonneggio sopravento della prua, pronti poi a liberarsi dalle cime di ormeggio.
Partiti alla 10.30 con qualche problema in disormeggio – si dovrà fare esperienza per poter tradurre schema e procedura in propri automatismi da buon marinaio – si procede da Capo Teulada in direzione NW a risalire la costa Ovest della Sardegna, puntando verso l’Isola di San Pietro con andatura di bolina e 17 nodi di vento apparente. Prevenendo, ad issata randa in uscita dal porticciolo, Luca ci indica l’importanza di prevenire ogni problema e senza rimandare a dopo, prendiamo una mano di terzaroli e Solent a prua. Dopo i primi giorni, ormai a bordo iniziamo a prendere consapevolezza di quanto fondamentale sia poter avere una visione generale da buon marinaio della situazione, anche già prima di avere iniziato qualsiasi manovra di disormeggio. Luca ci aiuta a guardare dalla banchina sia intorno a noi, sia a largo: quante barche stanno prendendo una mano di terzaroli una volta velate con non poche difficoltà: bella sensazione quella di realizzare che è possibile assimilare un nuovo approccio alla navigazione in sicurezza: “costruitevi un metodo, anche fatto vostro, che risolva la situazione, partendo da uno che funziona”.
Risaliamo fino all’isolotto del Toro, decidiamo di non proseguire fino all’Isola di San Pietro poiché la situazione sta cambiando, con rinforzo di vento che troveremo a breve nella discesa verso SE per rientrare alla base, Cagliari.
Giriamo intorno all’isola del Toro e ci portiamo di bolina per bordeggiare e tenere rotta circa SE.
Il vento presto rinforza come osservato in lontananza su alcuni movimenti di riduzione velatura a bordo di altre barche sull’altro bordo. Rolliamo il Solent, issiamo vela di trinca. Viriamo e ci portiamo di bolina sul nuovo bordo sotto costa. In approccio al capo Teulada, il vento apparente rinforza a 22 nodi. Martino timona bello deciso, barca potente e vento in faccia. Per non perdere troppa acqua sul bordo sotto costa, per doppiare Capo Teulada, decidiamo di virare. La virata viene completata, tutto regolare. Anzi no. Luca si guarda in giro: “ragazzi abbiamo un problema da risolvere, guardatevi attorno”. La volante alta sottovento purtroppo non ben cazzata è andata sopravento alla randa, impedendo alla randa di passare sulle nuove mure in una nuova virata. Proviamo alcune manovre di disimpegno, lascando quanto più possibile la volante, ma nulla da fare.
Si ritorna al metodo, basato sulle tecniche già viste nei giorni scorsi: se la volante non passa perché ostacolata dallo square top della randa, allora uniamo due risultati in uno: giù di randa quanto basta con una seconda mano di terzaroli e proviamo a far passare la volante in virata. Ottimo! Problema risolto in sicurezza.
Viriamo ancora; vento teso. È ora di chiudere il Solent e issare vela di trinca. Alla successiva virata, ancora un problema: nel passare sulle altre mura, il meolo della vela di trinca rimane impigliato nella struttura radar. Luca chiede il mezzo marinaio. Comanda una orzata decisa, per puntare la vela togliendo pressione e permettere di disimpegnare il meolo dal radar.
Rimediato, procediamo con il bordo di bolina a velatura ridotta. Altra virata, identico problema, “mai successo prima d’ora e soprattutto strano due volte consecutive”. Eseguiamo un’altra manovra per puntare la vela e con il mezzo marinaio liberiamo nuovamente il meolo della vela di trinca. Decidiamo di ammainare la vela di trinca, ma proprio in fase di ammainata, Donatello e Roberto a prua notano che il punto di mura della vela di trinca era stato erroneamente posizionato più “alto”. Analizzando il problema, capiamo che proprio quei pochi centimetri in allungo della mura causavano un avvicinamento non previsto in armo della velatura di trinca, causando dunque il ripetuto impigliarsi nella struttura radar in fase di virata. Buona cosi, altro problema risolto e soprattutto compresa la causa.
Finalmente approcciamo Capo Teulada, il vento cala e si mantiene in apparente di bolina sui 16 nodi, pur sempre una bolina di tutto rispetto. Decidiamo di organizzare il pranzo. Nonostante la bolina stretta, in cambusa si preparano le gamelle per tutti. Caffè e si continua a bordeggiare, con vento che riduce.
Ah, dimenticavamo. Mezzora prima Luca e Roberto spiegano a bordo la manovra Quick Stop. Schema in lavagna, descrizione precisa dei passaggi. Passata una mezz’ora, sentiamo Luca gridare: “Uomo a mare”! Vediamo l’asta IOR in acqua! Via con la QUICK STOP, recuperiamo in meno di 40 secondi l’uomo, cioè l’asta…. Decisamente una lezione di apprendimento pratica…
Ci portiamo al largo di Capo Spartivento per guadagnare acqua e permetterci di procedere con un bordo soltanto fino all’imboccatura del porto di Cagliari.
Iniziamo a goderci il tramonto in andatura di bolina ma con mare calmo e vento a 8 nodi. Le foto di Donatello parlano da sé.
La sensazione a bordo è di relax, si chiacchiera tenendo d’occhio gradi bussola e windex per non scadere e rimanere sotto costa senza dover bordeggiare nuovamente da Capo Spartivento. La virata in cappa, primo step della Quick Stop scopriamo anche che è non meno utile per una cena di grande relax: barca ferma, Fabrizio, Floriana e Martino preparano per l’equipaggio. Un primo con pasta alla crema di fagioli, rosmarino e acciughe viene apprezzata a bordo. Ci prepariamo al crepuscolo per il lungo bordo di bolina sotto costa. Mare decisamente clemente, calmo, velocità di crociera intorno ai 6,5 nodi con 7,5 nodi di vento apparente. Situazione di comfort che ci fa bene, guardando le stelle e finalmente la prima luna della nostra settimana con il suo riverbero sull’acqua. Luci della costa che si accendono, in compagnia del “flusso” di acqua intorno a FLOW.
Flow per noi è stata una conquista: dapprima avevamo occhi solo per le sue performance che ci hanno impressionati già al primo incontro, poi siamo passati ad ascoltare i suoi rumori, drizze e scotte che lavorano e non cedono, la prua che sbatte e il vento che sibila tra le sartie ed infine a percepirla restando con lei nel suo flow….luce verde, è l’ingresso del porto di Cagliari. Sono le 5 del mattino, da Flow è tutto.
Abbiamo dormito fino al rumore sordo del rimorchiatore che faceva benzina. Buongiorno a tutto l’equipaggio di FLOW. Ore 7.00, colazione a terra al Bar Roma che aperto dalle 4,30 fa da sveglia alla città di Cagliari. Per ora la mattinata è ancora con poca afa, ma si prevede molto caldo già a metà mattinata. Oggi è prevista una sessione di debriefing con Luca e Roberto che ci hanno accompagnato per mano in questa nostra esperienza.
Una parte tecnica di analisi e sintesi delle manovre importanti provate ieri e nei giorni precedenti. Si riporta sul taccuino quanto visto. Come e quando riduci le vele, in sicurezza, senza far sbattere le vele.. perché indubbiamente è un rumore assordante che il buon marinaio non deve mai far sentire sulla sua barca. Ripassiamo quindi mano di terzaroli, la quick stop, la manovra rapida di recupero uomo a mare, che poi era l’asta IOR lanciata a tradimento da Luca. Come eseguiamo un disormeggio in equipaggio ridotto anche in condizioni difficili di vento da prua. E ancora, come si esegue una chiamata di MayDay, cosa scandire durante la chiamata. Oppure semplicemente, come farsi accogliere per la notte dal porto che si sta raggiungendo.
Il concetto di navigazione in sicurezza è diffuso in ogni centimetro di spazio all’interno di FLOW. Facciamo delle foto volentieri sottocoperta alle lavagnette che FLOW impiega per i suoi insegnamenti ai nuovi marinai. Siamo certi che le foto torneranno buone in futuro.
E poi, il racconto tutto nostro, cioè quello su di noi; come eravamo sei giorni fa e come siamo oggi.
Neanche immaginabile al terzo giorno quanti e quali cambiamenti FLOW aveva in serbo per l’equipaggio di Plana Sailing. Luca traccia un quadro per ciascuno raccontandoci che sia lui che Roberto hanno indistintamente osservato per ciascuno un miglioramento e crescita notevole. Non solo di natura tecnica ma, soprattutto, mentale ed emotiva. In realtà, ciascuno di noi già da qualche giorno è già consapevole di quanta strada ha percorsa con qualche centinaio di miglia di navigazione. C’è chi il primo giorno aveva paura del buio in mare aperto, quando, in assenza di bagliori sull’acqua della luna, l’orizzonte non si distingueva più e, nonostante il mare formato, si doveva mantenere andatura, con occhio ai gradi bussola e angolo costante al vento. Chi aveva meno consapevolezza delle enormi qualità tecniche acquisite da duro lavoro su Faust, alcune ancora neanche rivelate, e del piacere che porta la navigazione. Chi tra noi ha messo in atto un cambiamento di atteggiamento mentale alla difficoltà e fatica fisica impressionante, mostrando in ultimo una forza di reazione e di volontà ammirevole. Chi tra noi ha trasformato, quasi in un frullatore di emozioni, il proprio approccio alla navigazione con un nuovo senso di felice responsabilità che la conduzione durante la guardia di notte impone nei confronti del suo equipaggio.
Si parla tanto attorno al tavolo. La settimana era iniziata con la comprensione fin da subito da un lato delle enormi doti tecniche di FLOW, che aveva lasciato tutti noi impressionati alla prima bolina verso Marettimo; dall’altro della enorme competenza di Luca costruita in anni di esperienza – spesso duramente acquisita.
Ma oggi dopo appena sei giorni – sembra incredibile – passati assieme, FLOW si è lasciata conoscere a fondo, nel suo lato più emozionale. Forse al giorno due aveva già capito come sarebbe andata a finire e non aspettava l’ora di godersi la scena conclusiva, lì a pochi metri da noi: giro di mirto del dopocena e occhi lucidi per l’emozione di aver trovato due nuovi compagni di viaggio e amici.
Grazie Luca e Roberto.
Siamo già nel …flow…alla prossima!